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martedì 19 marzo 2019

Metti un'arancia a colazione (pane, burro e marmellata).


L’inverno è freddo, buio e umido! Lo so, non è una bella premessa ma è un dato di fatto. Come è un dato di fatto che la frutta di stagione o meglio, i suoi colori, in inverno, non infondono allegria e conforto. Se mele e pere, seppur preziose e buone, sono monotematiche, il discorso però cambia per gli agrumi, nello specifico parliamo di arance! Nelle giornate buie del lungo inverno sono l’unica cosa che mi riporta al sole. Già come forma e colore direi che dà se riportano all’idea della sfera che riscalda il globo, gli spicchi ricordano i raggi del sole… Insomma, per me arance tutta la vita e l’inverno sparisce! Per una metereopatica come la sottoscritta direi che già cosi fanno miracoli! Vogliamo poi parlare delle proprietà che hanno? Ricche di vitamina C, aumentano le difese immunitarie, prevengono i disturbi cardiovascolari e sono degli antiossidanti strepitosi e bla bla bla… cosa si può chiedere di più alla natura? Io, per non sbagliare, le ho messe in barattolo sotto forma di marmellata! Ho usato le arance di Sicilia dell’Azienda Arancia Tale e Quale e le ho trovate fantastiche. Succose e profumatissime, le ho trovate perfette sia per i canditi (la Pasqua si avvicina e le mie pastiere ne hanno bisogno!) come per la confettura che troverete descritta di seguito, ma anche da consumare come spuntino o da farci la spremuta per colazione… e avete mai provato ad usare le arance in cucina, a parte che per i dolci? Va bene, dovrò provvedere e mettere nero su bianco le mie idee! Nel frattempo provate questa, io aspetto di sapere quanto vi piacerà.



Marmellata di arance

Ingredienti:

1 Kg di arance
500 g di zucchero semolato
1 bacca di vaniglia (polpa)
100 g di zest di arancia semicandite*
15 g di pectina
1 cucchiaio di succo di limone

Procedimento

Preparare le arance (da fare il giorno prima)

Pelare le arance a vivo, tagliarle a pezzi, unire metà della dose di zucchero e portare sul fuoco, in una pentola di acciaio con fondo spesso, lasciando bollire a fiamma bassa per 10 minuti circa in modo che si formi un leggero sciroppo. Allontanare dal fuoco, aggiungere la polpa della vaniglia mescolando bene e raffreddare velocemente in acqua e ghiaccio per abbassare la temperatura. Riporre in frigo a riposare per almeno 12 ore.

Per le zest semicandite*

Sbianchire le zest di arancia in acqua fredda lasciandole bollire per 1-2 minuti circa, scolare e ripetere l’operazione 2-3 volte (la sbianchitura serve per eliminare l’amaro delle bucce). Preparare uno sciroppo a 60°Brix (per chi non possiede il refrattometro sono 60 g di zucchero e 40 g di acqua per rendere l’idea), unire le zest sbianchite e ben scolate e lasciar sobbollire per 10-15 minuti circa.

Per la marmellata

Mescolare lo zucchero rimasto con la pectina, portare la pentola sul
fuoco e unirlo alla polpa delle arance insieme alle zest semicandite. Cuocere a fiamma bassa per 3 minuti circa schiumando all’occorrenza, aggiungere 1 cucchiaio di succo di limone e allontanare dal fuoco. Invasare ancora bollenti (90°C) in vasi puliti e sterilizzati e procedere per il sottovuoto (qui le istruzioni).
Conservare in luogo fresco e buio. Una volta aperto il barattolo, la marmellata va conservata in frigorifero e consumata nello spazio di 2-3 giorni, per questo si consiglia di usare barattoli piccoli in modo da poterne consumare il contenuto in breve tempo.



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venerdì 15 dicembre 2017

I canditi che non ti aspetti!!

Quando si parla di frutta conservata si parla anche di canditi e oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra proprio la loro giornata. Con l'occasione ripropongo l'articolo pubblicato qualche tempo fa sulla canditura. Buona lettura a tutti.

I canditi non sono mai stati particolarmente amati a casa mia. In effetti, la maggior parte di quelli che si trovano in commercio non ha né il colore, né il sapore degli agrumi, tantomeno della frutta in generale. Poche sono le aziende (personalmente ne conosco solo una per la verità) che hanno davvero una frutta candita di tutto rispetto, ma per chi, come me, è una semplice amatrice del settore, diventa un po’ difficile reperirla (oltre che un tantino costosa!!)…. Tra l’altro, sfogliando i libri in mio possesso (tra cui quello mitico del maestro Leonardo Di Carlo)  che trattano l’argomento, necessiterebbe un’attrezzatura particolare, il rifrattometro* (una specie di piccolo cannocchiale) anche quello non di facile reperibilità e non proprio a portata di tasca per chi ha un budget limitato!......Quindi che fare??.... Eh beh… bisogna ingegnarsi!!!  ­In effetti la canditura* è una un’antichissima tecnica di conservazione della frutta che, ai giorni nostri, richiederebbe regole precise, a cominciare dalla misurazione dei gradi Brix* che, per l'appunto, si effettua con il rifrattometro di cui sopra. Dovendo scegliere se continuare a comprare canditi senza poi poterli gustare appieno oppure rinunciarci, ho cominciato a girovagare per il web e, tra i tanti articoli e post trovati, mi sono imbattuta in un blog, Ombra nel portico, che parlava dei canditi del maestro Rolando Morandin. L’argomento era spiegato così bene e in modo talmente chiaro che ho deciso di mettere insieme quello che avevo appreso dai libri a quello che ho letto su questo blog e provarci. E il risultato è stato davvero sorprendente!!!! Certo, a livello artigianale bisogna che si abbiano le attrezzature adeguate, ma dovendo fare una piccola produzione limitata al consumo personale, posso dire che anche senza rifrattometro i risultati ci sono (ripeto, sempre con la massima attenzione e seguendo scrupolosamente tempi e regole) e davvero si avranno dei canditi belli, profumati e polposi che fanno gola anche a chi non li ama particolarmente.



Canditi di agrumi

Per questa preparazione non vi darò delle dosi specifiche, vi regolerete voi stessi in base alla quantità di scorze che vorrete candire.
I passaggi, anche se richiedono un po’ di tempo, sono davvero semplici, basta seguirli attentamente e otterrete un risultato eccellente.

Si comincia con l’incidere le bucce degli agrumi e tagliarli a spicchi o, se si vuole un risultato più pratico al momento dell’utilizzo, anche a cubetti o a strisce in lunghezza, in base all’uso che se ne dovrà fare (io li ho tagliati a filetti per comodità). A questo punto si lasciano per un minimo di 24 ore (sarebbe meglio 48 visto che si tratta di agrumi) in acqua corrente (o cambiandola anche 3 o 4 volte al giorno), per far perdere loro l’amaro e dilatare le fibre.  Poi si fanno bollire, immergendole in acqua a freddo, per almeno 2 ore  (o comunque per il tempo necessario ad ammorbidirle bene. Provare la consistenza con uno stecchino, nel caso prolungare la cottura di 10 minuti in base all’occorrenza). Prelevarle con un mestolo forato, avendo l’accortezza di non toccare la frutta con le mani, e, facendo attenzione a non romperle, trasferirle su carta  assorbente e farle sgocciolare bene in modo da fa perdere loro l’acqua in eccesso.



A questo punto si passa a preparare lo sciroppo di canditura. Le proporzioni sono 1 a 2 cioè, per 500 g di bucce necessitano 1 kg di acqua e 1 kg di zucchero. Versare i due ingredienti in un pentolino e , mescolandoli, portarli a bollore mantenendolo  per 3  minuti circa. Versare lo sciroppo ottenuto ancora bollente sulle bucce e lasciare riposare per 24 ore controllando che le stesse siano ben coperte dal liquido. 
Adesso ci sarebbero due strade da seguire, scegliere il metodo francese o quello italiano. Poiché il primo richiede le attrezzature di cui sopra, io ho seguito il secondo. Quindi, trascorse le 24 ore, prelevare con un mestolo forato (o scolare con un colino) le bucce riportando di nuovo a bollore lo sciroppo ancora per circa 3 minuti e versarlo nuovamente bollente sulla frutta. Ripetere l’operazione ogni 24 ore per un minimo di 5 fino anche a 10 giorni (dipenderà dalla pezzatura). I canditi saranno pronti quando sulla superficie si sarà formata una patina, un piccolo velo che si chiama pelle d’aglio, indice di avvenuta canditura (70°Brix).

Finita la canditura, si passa alla conservazione. Trasferite i canditi, sgocciolati dallo sciroppo, in barattoli puliti, sterilizzati e asciutti, sistemandoli bene.  Portare nuovamente a bollore lo sciroppo di canditura insieme ad una piccola parte di sciroppo di glucosio, che servirà ad evitare  la cristallizzazione degli zuccheri (considerate che  su 1 l di sciroppo occorre 100 massimo 150 g di sciroppo di glucosio, per cui fate voi le proporzioni), quindi versatelo sulla frutta coprendo il tutto. Chiudete bene i vasi e sterilizzate in acqua bollente per 20 - 40 minuti, in base alla grandezza dei barattoli (io ho adottato il metodo che ho usato per la Confettura di fragole e frutti di bosco allo zenzero). Trascorso il tempo di sterilizzazione, raffreddare delicatamente l’acqua in modo da evitare shock termici e l’eventuale rottura dei vasi, prelevare gli stessi dal contenitore e farli raffreddare il più in fretta possibile temendoli sotto l’acqua corrente per un’ora circa. A questo punto si sarà formato il sottovuoto quindi asciugarli bene e conservarli lontano dalla luce e dal calore.

*Rifrattometro: è uno strumento, simile ad un piccolo cannocchiale, che in pasticceria serve a misurare i gradi Brix nelle preparazioni con alta densità di zuccheri. Si utilizza sporcando con una piccola quantità di liquido la lente dello strumento, lo si punta verso la luce del sole e all’interno si leggerà il valore dei gradi.

*Brix: è una scala in gradi che mostra la concentrazione percentuale dei solidi solubili (zuccheri, sali, alcune proteine) in un campione di soluzione liquida.

*Canditura: è un antico metodo di conservazione di parti di piante commestibili (solitamente frutta, ma anche fiori) mediante immersione in uno sciroppo di zucchero. Il processo è effettuato grazie all'osmosi, durante la quale avviene la graduale concentrazione di zuccheri ceduti dallo sciroppo all’alimento mentre quest’ultimo perde l’umidità in esso contenuta. Tale scambio impedirà alterazioni microbiche nel prodotto finito.

Consiglio di invasare in barattoli piccoli (io ho usato quelli da 125 g), in modo da poter consumare il più in fretta possibile tutto il contenuto. I vasi aperti vanno comunque conservati in frigorifero e consumati entro 4 – 5 giorni.





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lunedì 25 settembre 2017

La semplicità di un condimento!

Le ricette semplici sono le più buone, è un dato di fatto. Spesso basta davvero poco per vedere come i commensali puliscono a lucido i piatti quando quello che c’era dentro era semplicemente paradisiaco, e non c’è galateo che tenga… la scarpetta in questi casi è doverosa! Oggi avrò poco da scrivere, forse perché’ la ricetta che seguirà è di una semplicità disarmante… una di quelle ricette così versatili che sorprende sempre per i mille usi che se ne possono fare: dall’antipasto, al primo, al secondo. Se conservata diventa un condimento pronto all’uso appena aperto il barattolo. Una cosa noterete, non ci sono dosi. In effetti tutto è adattabile ai gusti personali, la quantità di aromi e le erbe stesse possono essere variate in base alle vostre necessità eliminando o aggiungendo quello che più vi piace. Solo due cose non devono assolutamente essere eliminate: sale e zucchero, sono i due ingredienti che equilibrano la ricetta. Siete curiosi? Allora seguitemi e vi spiego di che ricetta si tratta.


Pomodorini confit

Ingredienti

Pomodorini (ciliegino, datterino o pachino)
Timo, timo limone, origano
Aglio
Scorza di limone grattugiata
Pepe nero
Sale
Zucchero
Olio e.v.o.

Preparazione

Lavare e asciugare bene i pomodorini, tagliarli a metà e disporli in ordine, uno accanto all’altro, in una teglia ricoperta di carta forno. Cospargere tutto con le erbe, il pepe, l’aglio (se vi piace tagliatelo
fine altrimenti lasciate la testa tagliata a metà in modo da poterai eliminare a fine cottura, rilascerà solo l’aroma), la scorza grattugiata, il sale, lo zucchero e irrorate di buon olio e.v.o. Cuocete in forno a 150°C per 2 ore e mezzo circa.


Passandoli al minipimer si ottiene una salsa già pronta, densa e gustosissima, ottima per condire la pasta. La si può anche conservare, come si fa per la passata, in barattoli sanificati precedentemente facendoli bollire per 15/20 minuti in acqua e lasciandoli asciugare bene all’aria coperti da uno strofinaccio pulito. Riempirli poi con la salsa di pomodorini e farli bollire nuovamente in acqua, dai 20 ai 40 minuti circa in base alla grandezza dei vasi. Lasciare raffreddare completamente, estrarre dall’acqua, asciugare bene i barattoli e conservare in luogo fresco e al buio. È preferibile usare barattoli piccoli in modo da poter consumare tutto il contenuto una volta aperti. I barattoli aperti in ogni caso vanno conservati in frigorifero e consumati entro 1 o 2 giorni dall’apertura. Per il consumo basta riscaldarne il contenuto.
Possono anche essere conservati così cotti, sempre in barattoli sanificati, con il loro condimento di cottura per essere consumati come condimento per primi o secondi oppure per condire delle bruschette. 



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venerdì 18 agosto 2017

L'orzata dell'Artusi (la parte rinfrescante di un'estate bollente).


Questa estate è la più calda che io ricordi. L’afa non dà tregua e si cerca refrigerio dovunque sia possibile trovarlo. Per la verità mai come quest’anno i condizionatori hanno lavorato a pieno regime e nemmeno la sera si riesce a respirare. Bibite fresche a base di frutta e tè vari la fanno da padroni, nel tentativo di trovare un po’ di frescura, e gli sciroppi sono una parte integrante di questo mondo accaldato. 
Nella giornata del Calendario del Cibo italiano dedicata proprio a loro e ai liquori, io ho voluto provare a preparare l’orzata, uno degli sciroppi che mi riportano all’ infanzia, quando mamma per merenda ci preparava biscotti e un bicchiere di questo liquido bianco e dolce che: “dovete crescere e avete bisogno di energie, bevetelo che vi fa bene”. 
Sono andata a cercare un po’ il significato e l’origine di questa bevanda e ho scoperto che, al contrario di quello a cui siamo abituati oggi, una volta l’orzata era preparata con l’orzo fermentato (da cui appunto il nome). La bevanda a cui invece siamo abituati oggi è a base di mandorle pestate, zucchero, acqua e acqua fiori di arancio. 
Girando un po’ qua e un po’ là tra il web e i libri, ho visto quella dell’Artusi (si, sempre lui!) su "La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene" ed è stata quella che mi ha attirata di più. Rispetto alla ricetta del Pellegrino io ho omesso la dose di acqua di fiori di arancio, è un aroma che non mi piace molto e ho pensato che avrebbe coperto un po’ troppo, per i miei gusti, il gusto delle mandorle. Per chi volesse seguire alla lettera la ricetta originale, la dose dell’aroma è di due cucchiai da aggiungere alle mandorle nella prima fase di “pestatura” al posto della semplice acqua che ho usato io. 
Il risultato comunque è davvero ottimo. Se ne ricava uno sciroppo che, diluito nelle giuste dosi, è davvero gustoso e fresco, esattamente come quello che bevevo da piccola. Della serie: come un bicchiere di sciroppo può rinfrescarti la vita… e la memoria!




Orzata

Ingredienti (per 800 cl circa)

150 g di mandorle sgusciate (di cui 9-10 armelline)
600 g di zucchero semolato fine
450 g di acqua

Procedimento

Pulire le mandorle dalla pellicina esterna e tritatele grossolanamente con un coltello, versate tutto in un mortaio e pestatele, aiutandovi con qualche cucchiaiata di acqua prelevata dalla dose in ricetta, fino a ridurle in una poltiglia finissima. Per praticità si possono frullare, sempre aiutandovi con un poco di acqua, con un buon cutter, avendo però l’accortezza di tenerle almeno mezz’ora in congelatore in modo che siano ben fredde e usando la funzione “pulse” per frullarle in modo che non si riscaldino troppo e tirino fuori l’olio. 
Diluite la “pasta” ottenuta con un terzo dell’acqua in ricetta e filtratela attraverso un canovaccio pulito strizzandolo e raccogliendo il succo in una ciotola. Rimettete nel mortaio (o nel cutter) la poltiglia rimasta, ormai asciutta, e pestare (o frullare) ancora sciogliendola nuovamente con un altro terzo di acqua, filtrando e strizzando di nuovo raccogliendo il succo. Ripetere una terza volta l’operazione trasferendo tutto il succo ottenuto in una pentola. 
Far riscaldare sul fuoco, aggiungere lo zucchero facendolo scioglie e lasciare bollire per 20 minuti a fuoco basso mescolando ogni tanto. 
Quando lo sciroppo è ben freddo imbottigliare e conservare in frigorifero. 
Consumarla in piccole dosi sciolte in acqua ben fredda (le proporzioni in genere sono di 1:6 cioè 1 parte di sciroppo per 6 di acqua).




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domenica 4 giugno 2017

La piccola alchimista.

Nella Giornata Nazionale delle Ciliegie per il Calendario del Cibo Italiano oggi niente ricette complicate, solo una semplice ma particolarissima idea da offrire ai vostri ospiti come digestivo dopo pasto o da regalare nelle occasioni di festa. Ed è anche un’idea per sfruttare quello che, delle ciliegie, è considerato uno scarto. Vi ho incuriositi? Allora seguitemi e continuate nelle lettura.

La mia passione per le conserve oramai è nota, ma non è noto che adoro anche preparare liquori e infusi. E vi dirò, mi sento anche un po’ streghetta per questo!!!! Tutte le volte che comincio a preparare l’occorrente per le infusioni viene fuori la bambina che gioca a fare la piccola alchimista, con provette e ampolle a preparare l’elisir della felicità da regalare a chi si vuole bene!!!  Mi piace il sottile aroma della frutta, o delle spezie e (perché no!!) anche delle erbe, che rilasciano macerando nel miscuglio di sciroppo e alcool. Da poco poi, ho scoperto che i liquori non si preparano solo con le polpe di frutta, ma anche con gli scarti. Si, avete letto bene…. Per la precisione, con i noccioli. E siccome sono sempre affascinata da tutto quello che mi porta a poter utilizzare tutte le parti di un alimento, ho deciso di cominciare con i noccioli di ciliegie. Indubbiamente se ne ricavano una quantità considerevole, dopo aver preparato una confettura o anche dei canditi dolci e polposi!!! (Piccola parentesi: dicono che siano anche terapeutici per la cervicale se inseriti al posto della spugna in un cuscino, che va poi leggermente riscaldato prima di essere utilizzato.) Le dosi della ricetta originale le ho trovate qui . Io ho sostituito la scorza del limone con la cannella e ho modificato un po’ i tempi di macerazione. Non fraintendiamo, non sono una grande bevitrice di alcolici in generale, ma mi piace poter offrire ai miei ospiti un dopocena preparato con le mie manine… e mi fa ancora più piacere quando questi dopocena sono ampiamente apprezzati. Senza considerare poi che sono dei regali molto graditi (il Natale arriva sempre quando meno te lo aspetti!!!). Vogliamo anche parlare del fatto che, magari, avere a disposizione la base per una particolare bagna, da usare per quella torta speciale che ti viene da dover preparare all’improvviso, non è per niente male??? Insomma… ci sono mille motivi per cominciare a cimentarsi nelle preparazioni di liquori e simili. E’ vero, sono magari preparazioni un po’ lunghe, ma la pazienza sarà ampiamente ricompensata dalla soddisfazione di far felici le persone che le assaggeranno. Che aspettate allora???... cominciamo a snocciolare!!!!



Liquore ai noccioli di ciliegia

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 1 mese e mezzo di macerazione + 1 mese di riposo

Ingredienti (per 1 litro circa)

Noccioli di 1 kg di ciliegie o di amarene
1 stecca di cannella
½ l di alcool 95°
½ l di acqua
400 g di zucchero

Procedimento

Lavare e asciugare bene i noccioli delle ciliegie, eliminando il più possibile i residui di polpa. Travasare poi insieme alla stecca di cannella (se preferite spezzettata ma non sbriciolata) in un vaso a chiusura ermetica abbastanza capiente e sterilizzato, lasciando macerare tutto nell’alcool, e conservando in un luogo fresco e buio per un mese agitando un paio di volte al giorno il contenitore.

Trascorso il periodo di macerazione, preparare lo sciroppo scaldando acqua e zucchero sul fuoco a bassa temperatura (senza mai fargli raggiungere il bollore) fino al completo scioglimento di quest’ultimo e, dopo averlo fatto raffreddare bene, unirlo all’infusione di alcool e noccioli.

Lasciare in infusione ancora un paio di settimane (più si lascia più aromatico diventa, quindi, volendo si possono anche allungare i tempi) tenendo sempre il barattolo al buio e agitandolo di tanto in tanto. 

In ultimo filtrare e imbottigliare in bottiglie sterilizzate.

Per gustarlo al meglio, si consiglia di lasciarlo riposare ancora un mese prima di consumarlo.

Servire fresco.


E’ un ottimo digestivo, per cui si presta benissimo ad essere servito come liquore da fine pasto.



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venerdì 19 maggio 2017

Quando un profumo non ti lascia andare!!!

Nella Giornata Nazionale delle Fragole per il Calendario del Cibo Italiano ripropongo una ricetta particolare e insolita, che ha tutto il colore della primavera. Seguitemi, sono certa che vi piacerà!

 In questo periodo sono monocromatica (anche monotematica dirà qualcuno!!!!). E’ vero, il colore e il profumo dei frutti di questa stagione m’incantano sempre. Non posso proprio rinunciarci, quindi preparatevi….. c’è in programma altro ancora sul tema!!! Oggi parliamo di conserve, un’altra delle mie passioni in cucina (che novità!!). A dirla tutta è solo da tre o quattro anni che mi sono appassionata alla produzione di marmellate and co. e devo dire che ogni volta  è davvero una grande soddisfazione vedere che, il frutto del tempo impiegato tra pentole, fornelli e barattoli è apprezzato da tutti, soprattutto da marito e figli (il che è un gran dire!!). L’ingrediente principale, lo avrete già capito, sono le fragole. Belle, profumate, piene di colore, mettono allegria già solo a guardarle e si possono impiegare in mille modi, dalle confetture agli sciroppi ai liquori (credo che questo sarà un altro degli argomenti che tratterò!!!). Questa ricetta invece è una preparazione un po’ particolare, anche se molto molto semplice: l’aceto di fragole. E’ un aceto molto delicato e profumato, adatto al pollame e ai crostacei, ma anche in una semplice insalata darà un aroma molto particolare e gradevole. La cosa fondamentale sono i frutti che devono essere profumati e alla giusta maturazione!!!! E poi, ne converrete, è davvero bello da vedere!!! In una bottiglietta un po’ particolare, diventa anche un bellissimo regalo home made da fare per Natale all’amica del cuore che ama i gusti delicati, o alla mamma che se non preparate voi qualcosa di diverso lei non sperimenterà mai niente di nuovo a tavola!!! Perciò preparate l’occorrente… il periodo è quello giusto… tutti all’opera!!!



Aceto di fragole

Preparazione: 15 minuti
Macerazione: 10 giorni



Ingredienti

500 ml di aceto di vino bianco
250 g di fragole
1 cucchiaino di pepe nero in grani
1 cucchiaio di zucchero semolato

Procedimento

Lavare, asciugare le fragole e tagliarle a pezzetti raccogliendole, insieme ai grani di pepe leggermente schiacciati, in un vaso pulito e sterilizzato e unire al tutto l’aceto. Chiudere bene il vaso e lasciare macerare per 10 giorni, in luogo buio e fresco, mescolando regolarmente almeno una volta al giorno. Filtrare l’aceto con un setaccio a maglia sottile, schiacciando la polpa della frutta e facendo cadere il liquido in una pentola di acciaio. Aggiungere lo zucchero e fare scaldare al minimo fino a che questo non si è sciolto. Una volta raffreddato, versare l’aceto in una bottiglia pulita e sterilizzata, filtrandolo nuovamente con il setaccio e una garza in modo che trattenga meglio i residui d’impurità. Tappare con cura e conservare in luogo buio e fresco.






Per la migliore riuscita di quest’aceto scegliere una qualità di fragola molto profumata. Da provare anche con lamponi o fragoline di bosco.

E’ consigliato da usare nei sughi di cottura del pollame o per le insalate di frutti di mare. Provatelo anche su una semplice insalata verde mista con pistacchi e mandorle tostate, vi stupirà.



Si conserva in luogo fresco e al buio per 12 mesi.





Ricetta adattata e tratta da "Conserve dolci e salate" del mensile Sale e Pepe edizione 2010




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domenica 1 maggio 2016

Colori e profumi in un barattolo

Primavera uguale tempo di conserve!!!! Adesso si comincia a ragionare!!! E’ finalmente iniziato il periodo della frutta bella, colorata ma soprattutto molto, molto profumata….. insomma, il periodo che io adoro!!!! E cosa c’è di meglio che racchiudere in un vasetto i colori e i profumi della bella stagione, da poter gustare quando arriva l’inverno? Questa conserva fa parte del mio comfort food quando il cielo è grigio…. E’ uno dei miei cibi consolatori quando fuori fa brutto tempo e solo il colore e il profumo del sole può tirarmi su!!! E poi…. volete mettere aprire un barattolo che ha solo frutta dentro??? Altro che confettura in barattolo del supermercato che sa solo di zucchero!!!!  E questa è solo la una delle tante che ho in mente di “propinarvi”… Il sole va conservato quando c’è, per cui…. tutti all’opera, è iniziata la stagione delle conserve!!!!



Confettura di fragole e frutti di bosco allo zenzero



Ingredienti (per 6 vasetti da 125 g)

300 g di fragole
250 g di lamponi
250 g di mirtilli
400 g di zucchero semolato
25 g di pectina
Il succo di ½ limone
2 cm di zenzero fresco (oppure 1 cucchiaino di zenzero in polvere)




Procedimento

Lavare, asciugare la frutta e tagliare a pezzettoni le fragole. Versare tutto in una capiente ciotola (meglio se di vetro) e mescolare bene con metà della dose di zucchero e di zenzero. Coprire bene con pellicola e lasciare macerare in frigorifero per 24-36 ore.
Trascorso il tempo di marinatura della frutta, filtrare il liquido in una casseruola (tenendo da parte la frutta), portare a 110°C e unire la frutta messa da parte. Aggiungere il resto dello zucchero, amalgamato bene alla pectina, e, mescolando di continuo, lasciare bollire per almeno 3 minuti. Fuori dal fuoco, aggiungere il succo del limone filtrato, il resto della dose di zenzero e rimettere sul fuoco. Riportare a bollore per 1 minuto circa (o fino alla consistenza desiderata). Invasare immediatamente (la confettura deve essere bollente) in vasi puliti, sterilizzati e asciutti.



Per una sterilizzazione più sicura, immergere i vasi, pieni e ben chiusi, in acqua bollente, spegnere il fuoco e lasciare in immersione per 15 minuti in modo che la temperatura raggiunga il cuore del contenuto.



Raffreddare delicatamente l’acqua di cottura per evitare lo shock termico e l’eventuale rottura dei vasetti.

E’ ottima a colazione con pane e burro o fette biscottate, ma è sorprendente come accompagnamento di  formaggi saporiti come caprini, pecorini, ecc. (io l’ho servita con un pecorino di Calabria a latte crudo).